venerdì 24 settembre 2010

Che fine faranno i libri?

Fin da giovanissimo sono sempre stato un accanito lettore. Da un lato la meraviglia del viaggio attraverso un romanzo, dall'altro l'utilità di manuali, saggi, guide e quant'altro.

Aggiungiamo pure i fumetti, le riviste scientifiche e molto altro.

È chiaro che ad un certo punto sviluppi un attaccamento feticistico per la carta. Tale che, quando entro in una libreria o biblioteca, la prima cosa che mi colpisce è proprio l'odore meraviglioso che da essa scaturisce.

Sono sicuro che questa cosa è condivisa dalla maggioranza dei lettori. Ma con l'avanzare della tecnologia il nostro mondo cambia in fretta.

Da poco tempo sono entrato in possesso di un e-books  reader. Mentre lo provavo, osservavo la mia libreria chiedendomi se sarei mai riuscito a staccarmi da tutti quei bellissimi libri, con le loro copertine, il loro peso e profumo.

A quel punto ho voluto tornare indietro con la memoria per fare un paragone con la musica, altra mia grande passione.

Dieci anni fa possedevo una discreta collezione di CD per la quale provavo una venerazione paragonabile a quella dei libri. Inoltre avevo un' età da musicodipendenza. I codec audio erano agli inizi e di mp3 si parlava appena.

Ebbene oggi, non solo non sono minimamente attaccato ai supporti cd ma non so nemmeno dove siano finite quelle pile di scatoline quadrate alle quali ero così attaccato. Il mio lettore da 30Gb contiene tutti i miei album compressi in mp3(ma non a 128kbit/s)e c'è ancora spazio per i nuovi che verranno.

Ora, appurato che non ho la minima dipendenza dal supporto fisico mi chiedo come mi comporterò nei confronti dei libri?

Devo fare anche una confutazione storico/sociale prima:

La musica con supporto audio è una cosa relativamente recente, parliamo di fine ottocento per i dischi e poi il secolo scorso.

Ma per i libri il discorso è diverso. La copia di testi da parte degli amanuensi e vecchia di secoli e i primi scritti risalgono all'antico Egitto e ancora prima. Si può proprio usare l'aggettivo atavico in questo caso.

Ritengo dunque che il contatto con la carta sia più radicato in noi, e quindi più difficile da liquidare rispetto a quello della plastica(suono).

Ma se il mio attaccamento per la musica è relazionato al contenuto, alla musica stessa e non al supporto, perché dovrebbe essere diverso per la scrittura? Perché il supporto cartaceo, come si definisce tutt'oggi, deve essere importante come le parole che contiene?

In effetti, la mia razionalità mi dice che non c'è nessuna ragione e io sono uno che sopprime l'istinto quando la ragione gli dà torto.

Già da ieri osservo tutti quei tomi sugli scaffali sotto una nuova luce. E quando passeggio col mio lettore ad inchiostro elettronico che pesa meno di tre etti e contiene tutti i miei libri preferiti, alcune riviste e vari quotidiani, più le news di vari siti internet e, se ho voglia, posso pure ascoltare l'ultimo album dei Marlene Kuntz, capisco quale sarà il futuro della letteratura.

Non tralasciamo dal discorso i milioni di alberi abbattuti e la quantità di inquinamento chimico necessari per ottenere della carta.

Che ne dite?